Cari Amici,
otto anni fa, o poco meno, un medico, subito dopo avermi dato la diagnosi, mi consigliò di “azzerare la mia Vita lavorativa e di relazione e di ripartire da zero: dovevo rinascere”.
Questo consiglio mi fu poi ripetuto – anche se in maniera leggermente diversa – dalla psicologa alla quale mi rivolsi: si pensava che per gestire al meglio la diagnosi fosse necessario evitare che io cadessi nel circuito del confronto tra il nuovo me e la precedente condizione di Vita.
Dopo cinquanta giorni di ospedale, dopo molte notti insonni e grazie all’aiuto ed ai consigli di poche e fidate persone scelsi di far mio quanto suggerito dai medici. Le mie gambe tremavano, ma avevo ben chiara la via da seguire ed il come realizzare quanto prefissato l’avrei scoperto cammin facendo.
Dedicai otto mesi o poco più a chiudere con il passato: abbandonai dunque il percorso professionale che tanto Amavo, rinunciai al portare avanti buona parte dei progetti di Vita che avevo intrapreso ed ancora – seppur con estrema difficoltà – decisi di rinunciare a quasi tutte le relazioni personali che avevo intrecciato: amici, parenti, conoscenti e tutti coloro con cui avevo relazioni ben strutturate.
Confesso che mettere in atto tutto ciò è stato davvero arduo, ma ho piena convinzione che ancor più complesso sarebbe stato dover inserire il nuovo me all’interno del vecchio contesto di Vita. Il percorso di Vita di ognuno di noi è inserito e dominato dal fattore Tempo, Tempo che scorre in unica direzione: avanti. Alla luce di questo credevo, e credo, che sia mio dovere rinnovarmi costantemente e poco importa se devo rinunciare ad alcuni progetti, l’importante è avere fiducia nelle proprie capacità ed adoperarsi con tenacia e testardaggine e questo per realizzare i nostri progetti.
Ma tornando a narrare il mio vissuto posso dire che in questi anni “pezzo dopo pezzo” sono tornato a Vivere la Vita di un tempo, ma in maniera completamente nuova. Ho nuovamente un lavoro, anzi ho più lavori e sono appagato da essi. Ho creato nuove amicizie e saldato in maniera direi eterna le vecchie amicizie e solo recentemente sono riuscito a riabbracciare i miei zii, i miei cugini ed i parenti più stretti.
Farmi vedere con le gambe che tremano mentre lavoro o passeggio con gli Amici non è più un problema: quelle gambe incerte, il mio parlato non sempre fluente sono parte di me…nulla di più.
E dunque, a distanza di anni, posso affermare che quel consiglio non solo mi è stato utile, ma credo anche che abbia contribuito al mio benessere interiore e di conseguenza fisico. Se io avessi lottato contro la Malattia non accettandola o peggio non accettandomi avrei dissipato molte, moltissime energie ed invece partendo proprio dalla Malattia sono riuscito a costruire non solo una nuova dimensione nel mondo dell’avere (lavoro, studio, relazioni sociali…) ma anche una mia nuova dimensione nel mondo dell’essere: ho compreso di avere un’Anima e di dovermene occupare con grande attenzione.
Mi congedo condividendo un proverbio in Giapponese che feci mio da quando lo lessi: “Nana korobi ya oki” (letteralmente: sette cadute, otto rialzate) ovvero non importa cosa ci accade o quante volte veniamo “buttati giù” dalla Vita quel che davvero conta e rialzarsi sempre, e se non avremo successo la prima o le volte successive dobbiamo ritentare. La sfortuna esiste, le difficoltà pure ma noi possiamo e direi dobbiamo dare del gran filo da torcere a quanto rallenta o impedisce il nostro cammino. Se ogni giorno faremo anche solo un metro in avanti, sono certo che scorgeremo emozionanti panorami.
Grazie per avermi letto ed a presto, Claudio.