Ho spogliato la mia anima, ho lasciato alle parole il potere di riempire i vuoti d’aria. Ho dato ai segni della mia diversità il diritto di mostrare la bellezza nascosta in tutta la loro imperfezione. Una bellezza delicata, da riscoprire. Un’elasticità colpevole e traditrice ma che altro non è che lo slancio di un corpo che ha imparato di nuovo ad amarsi. Un sangue ribelle il mio, che riempie le mie vene, le sporca, le occlude, mi priva dei nutrimenti. Un sistema immunitario incapace di proteggermi ed organi piccoli, fragili, sempre pronti ad accendere spie di pericolo. Diversa, di una diversità che parrebbe stonare e stridere, ma ostinata nel volersi esaltare ad essere altro. Come fosse un dovere, nel solo tentativo di investire ogni passo di un’unicità che non sia parametro di divisione, ma che unisca, che rinsaldi il desiderio di esserci. Difficile trovare un posto nel mondo, se la realtà sembra chiederti sempre di più. Difficile dare una spiegazione a quel dolore che ti toglie il respiro. Difficile restare fedeli a se stessi, mantenendo intatta quella forza che tutti si aspettano. Ed è così che davanti alle aspettative degli altri tu resti in silenzio e dimostri caparbietà. Nascondi quel dolore, quel senso di non essere abbastanza. Abbastanza forte, coraggiosa. Nascondi ciò che credi sia il tuo niente e lotti per offrire di te la parte migliore. Ti offri senza chieder nulla in cambio, perchè sai che sarà la vita stessa a donarti nuovi sorrisi, nuovi sogni, nuovi orizzonti. Ma come fosse un regalo, di quelli rari, inaspettati, che mai ti sogneresti di ricevere e che ti lasciano senza fiato la vita ti dona la speranza di poter esser tu stessa un dono, di poter fare, di poter accendere nuova luce per chi sceglie di starti accanto, di esser una piccola parte di un tutto che è amore, amicizia. Ed il bene è davvero tutto, è un senso intimo e prezioso, è una risata pronta a spazzare via anche le lacrime più amare, è quell’abbraccio in cui ti perdi, che cura silenziosamente ogni ferita e che offri, un piccolo rifugio per chi ti affida tentennante il suo dolore, timoroso di esser di troppo. Il bene è semplicità, è la certezza che un tempo nuovo è sempre possibile. È la spinta a rialzarsi, a sentirti parte, una parte giusta, di una realtà imprevedible e che spesso interroghi incredula. Ed è così che ho compiuto quei passi, sfidando il dolore, i miei limiti e implorando la vita di darmi più tempo, più respiri liberi. L’ho rincorso questo tempo e mi sono presa quei respiri ad uno ad uno. E li ho sentiti riempirmi i polmoni, li ho visti nel mio riflesso impresso sulla sabbia. Non è stato facile, mai lo sarà perchè tutto può stravolgersi da un momento all’altro. Io non ho certezze, ma ho voglia di vivere e ho capito che è la sola cosa che davvero conta. Conta più delle incognite, dei pericoli, del dolore, di quello che non posso più fare. Ed io non chiedo altro, non voglio altro. Ho investito il mio tempo del giusto valore, non potrei immaginare di sprecarne nemmeno un attimo. La perfezione non esiste, la felicità assoluta nemmeno ma quanta bellezza e perfezione si nascondono in gambe stanche che però si ostinano ad andare? E quanta ancora se ne trova in un corpo che non vuole smettere di piacere e di piacersi? E questa perfezione, questa bellezza cos’altro sono se non piccoli frammenti di speranza pronti a illuminare di felicità ogni attimo? Io voglio crederci, voglio credere nella bellezza, nel bene. Io voglio credere ancora nella Vita!