Capita, capita quando dentro di me emozioni e sentimenti si mischiano. Capita quando ciò che sento è così forte da scuotermi l’anima, da farmi mancare il respiro. Capita e quando capita i pensieri si dissolvono e restano solo le parole. Parole rare, frammenti di un’anima rara. Parole che costano, tanto sono intime e delicate. Parole che pesano, tanto sono vere. E come ogni volta le offro a voi che della mia lotta siete spettatori e complici. Anime gentili che hanno scelto di seguire il riflesso di questi miei passi a volte stanchi, altri solo desiderosi di lasciare tracce indelebili sul mio cammino. Anime rare che sentono e si fanno custodi del mio dire.
Un dire umile, che non vuole mai essere legge ma solo testimonianza, conforto, confronto. La malattia mi ha insegnato ad offrirmi, mi ha insegnato il valore della condivisione, dell’ascolto. Io così piena di difetti, di contraddizioni, di debolezze ma decisa a non fare del frutto del mio passato l’unica via percorribile. A volte il peso del mio passato lo sento picchiarmi forte il cuore, lo fa sanguinare, lo fa sussultare, lo scuote senza pietà. Sono troppe le cose che ho visto svanire, sono troppi gli addii dolorosi e ingiusti che ho dovuto pronunciare, sono troppe le volte in cui ho sperato di poter fermare il tempo tanto eran perfetti quegli attimi, e sempre troppi i momenti in cui ho dovuto accettare la fine. Ma è solo grazie alle parole che ho potuto proteggere me stessa dalla distruzione di ciò che perdevo.
Grazie a questo mio dire, a volte sfacciato, duro, spaventosamente vero sono riuscita a nutrire la mia anima con il coraggio, con la perseveranza, con la caparbietà, con la forza. Le parole mi hanno permesso di abbattere muri, di conservare intatto quel desiderio di essere e divenire, di placare il dolore, di trovare un senso, anche quando questo sembrava una mera illusione. Sono un credo che nel compiersi mi sbatte in faccia tutta la durezza di ciò che è stato, regalandomi però la certezza di essere sempre ad un passo dal mio domani. Un domani in cui credo. Le parole mi hanno permesso di rivendicare il diritto ad una vita più giusta, priva di etichette, di giudizi, di pregiudizi. Scrivendo dono un cuore e un corpo ad ogni sentimento che provo, dimenticandomi della paura, delle incertezze. Scrivendo dimentico il male, dimentico le differenze, dimentico i limiti. Ed è sempre scrivendo che ritrovo quel mio equilibrio spesso labile e vacillante.
Le parole mi hanno permesso di rendere accessibile a me stessa ogni limite intrinseco della mia diversità. L’assurdo è diventato logica. La fine, un inizio. L’inaccettabile, un mistero da svelare. Ho scelto di lasciare che le Ali di una Fenice portassero le mie parole lontane, le ho lasciate andare, le ho rese libere, ai miei occhi umilmente perfette. Le ho rese carne, muscoli e ossa. Le ho rese sentimento, tenacia, emozione. Le ho rese nobili, meritevoli di un rispetto che al dolore si deve. Le ho rese complici, protagoniste di un fare che chiede solo altra vita. E quando capita, quando vedo il mio stesso sentire lasciare una traccia nero su bianco tutto mi sembra davvero perfetto. Perfetto nella sua fragilità, perfetto nel suo farsi verità. Perfetto nel suo divenire memoria.