Sentire per Sentirsi


In questo periodo capita sempre più spesso che più che il bisogno di parlare io senta il bisogno di osservare. Un bisogno nato forse da una volontà più importante, più profonda e più intima, quella di voler sentire. Il mettermi in ascolto mi porta lontano, lontanissimo. Quando non riesco più ad offrire un rifugio sicuro ad Elly provo ad immaginarmi altro da me, lascio Elly libera di correre lontano da tutto, libera di correre davvero, di nuovo. I miei occhi iniziano a frugare ogni particolare, seguo i gesti, i movimenti delle labbra di chi mi circonda, rubo i loro sorrisi, la loro vitalità. Seguo i loro movimenti, i loro passi. Non lo faccio per invidia, non lo faccio con rabbia, lo faccio con la curiosità di un bambino quando cerca di scoprire il mondo intorno a lui. Sento la vita scorrermi dentro, i muscoli rilassarsi, la mente finalmente più leggera. Ho bisogno di sentire ciò che è lontano da me, che non mi appartiene per riaccoglierlo dentro di me investito di nuova forza, di rinnovato coraggio, di genuina ammirazione. Sentire l’altro, ascoltare il mondo, osservarne gesti e colori, in qualsiasi luogo io mi trovi, mi dona nuove prospettive.  Riuscendo a sentirmi altro, riesco ad essere diversa dalla mia diversità. Siamo diversi, ma lottiamo per diversificarci da un’etichetta che nel relegarci in un angolo forse senza saperlo ci hanno donato la prospettiva più bella. Una prospettiva che veloce si dissolve quando la malattia rivendica il suo spazio. Chiusa tra le mura di quell’ospedale provo spesso a cercarla, lotto per visualizzarne i contorni ma la verità è che tra quelle mura quando tutto diventa troppo non immagino più Elly correre lontano, non la immagino al sicuro. Tra quelle mura capita che Elly la dimentico, perchè la verità è che non vorrei mai vederla seduta su nessuna di quelle sedie e così spesso mi convinco che lì di me c’è solo la parte più fredda, quella che sa trasformare ogni nuova verità semplicemente in un qualcosa in più di cui prender nota. Come se quei valori, quelle frasi cattive scritte nere su bianco appartenessero alla storia di qualcun altro. Non dimenticarmi di lei mi porterebbe un immenso dolore, quel tipo di dolore che non potrei combattere, il grido silenzioso di chi sa che non potrà mai guarire davvero. La malattia ti trasforma e ti ruba più di quanto tu sia disposta ad accettare perfino con te stessa. Oggi so di non esser pronta per accettare davvero ciò che in questi lunghissimi mesi sta sconvolgendo un quadro clinico già di per sè complesso. Non voglio pensare per l’ennesima volta di dover trovare un modo, di dover essere all’altezza, di dover accettare ciò che non voglio accettare, perchè non sono pronta, perchè non è così che doveva andare, perchè adesso sono io a scegliere e scelgo di immaginarmi seduta ad osservare il mondo da un posto da cui si gode la vista migliore. Un posto dove alle parole si sostituiscono i gesti, dove al raccontare si sostituisce un silenzio ricco di emozioni. Se adesso non posso viverlo come vorrei scelgo di guardare il mondo come voglio. Scelgo di rubargli ore, minuti e perfino secondi e nel farlo non voglio sentirmi nè diversa nè simile. Voglio e vorrò solo SentirMi!


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