Tu sei quella che si diverte a giocare con il mio cuore, che fa’ il solletico alle sue pareti e le fa’ ballare. Batte il mio cuore, a volte piano altre velocissimo, non sia mai che mi dimentico di te e da quel letto mi ci alzo troppo velocemente. Che corse si fa, e la testa batte, e io lo sento e gli parlo, respiro piano, non chiudo gli occhi, potrei cadere, o peggio svenire, continui a respirare e lui riprende il suo ritmo. E così anch’io, ma ecco che subito torni a ricordarmi che ci sei, che sei dentro di me. Sei quella che fa’ continui sgambetti al mio sistema nervoso autonomo centrale, quella che l’ha confuso e fa’ sì che si dimentichi che la pipì non si trattiene, perchè quando questo accade il rene si trasforma in un palloncino e prende a gridarmi, a picchiarmi la schiena, a bruciarmi la pancia. Di darmi tregua tu proprio non ne vuoi sapere e te la ridi a crepapelle a confondermi le idee, ami giocare a nascondino con le mie parole. Sei quella che adora fare stretching con le mie articolazioni, che le attira in vorticose giravolte e le fa’ sussultare in sonori tac. Sembra proprio che ti diverti, io sono la tua giostra e tu la mia zebra. E gira, gira, gira. La tua corsa non si ferma mai e il suono dei miei zoccoli a volte diventa un rumore assordante, carico di dolore e rabbia. Mi hai cambiato la vita, hai fatto di me un lego, che si smonta e rimonta, e non sempre come dovrebbe. Hai generato interrogativi e poi mi ha spiattellato in faccia verità che io non posso cambiare. Tu sei quella che ha reso il mio corpo avversario, ma l’unico compagno con cui desidero vivere. A te devo la mia diversità, il mio essere rara. Hai rotto gli equilibri, imponendomi di rimodellare il dolore in nuova vita. Sei solo una delle mie piccole me, a volte la più fragile, più bisognosa di cure, ma l’unica e la prima che ha trovato il coraggio di mostrarsi al mondo davvero fiera di ogni segno che il tuo esistere lasciava. Mi hai imposto e mi imponi tutori e fasciature. Mi obblighi ad un riposo che con il tempo sembra giocare una partita senza regole. Sembrano non bastare i miei sforzi, sembra non esserci possibilità di riscatto per me, sembra che tutto sia dipendente dal tuo esistere e che tutto sia da te deciso e scandito, come fosse il peggiore dei doveri, la peggiore delle condanne. Tu decidi, tu imponi, tu prendi, strappi, rompi e porti via con te. A me sembra non restar nulla, se non gli avanzi di tutto ciò che non voglio, che mai avrei scelto. Una tua peculiarità, il tuo segno distintivo per eccellenza, imprescindibile e distruttivo è la lassità. Hai violentato il mio tessuto connettivo, rendendolo tua preda, cosa tua, senza lasciarmi scampo e ti sei insinuata sotto la mia pelle colpendo i miei movimenti, la mia capacità di saper resistere ad una sforzo. Non mi hai tolto la spinta, o almeno non spesso come tenti di fare, mi hai tolto la costanza, il perdurare di ogni azione nel tempo. Un qualcosa di vicino, vicinissimo alla resa, che si scontra con la volontà, una parte di me che però mai cadrà ai tuoi piedi. Cerchi di prenderti anche lei, cerchi di piegarla, piegarmi ma la volontà, il mio gridarti ad ogni costo con tutta me stessa che se io voglio allora in qualche modo, in qualunque modo possibile potrò. Ed io posso, posso ancora scegliere. Io posso vincere il tuo lato cattivo, posso lasciarti tutto ciò che rivendichi tuo di diritto ma mai accetterò di darti la gioia, la meraviglia. Mai mi priverò dei miei sogni, di guardare al futuro con speranza perchè seppur nulla di giusto vi è nella mia vita, se tutto, ogni cosa, assomiglia alla somma di un totale che porta sempre il segno meno, non smetto di credere che un giorno arriverà anche per me quel riscatto dovuto e meritato di chi infondo ha smesso di chiedersi perchè e ha iniziato a dire semplicemente forse infondo io posso!