Caro amico fraterno.
Resterai anonimo a quanti leggeranno le mie parole. No, non svelerò il tuo nome, rispetterò la tua volontà di riservatezza, ma la rabbia in me è un fiume in piena e mi impone di ribellarmi, di urlarti che non sono d’accordo.
“Il tuo silenzio è ingiusto!”
Quanta tristezza ho provato nei mesi in cui ti allontanavi misteriosamente da me. Le tue risposte frammentate mi trasmettevano freddezza e indifferenza ed ancor più temevo di perderti.
Mi chiedevo cosa ti fosse accaduto e cosa ne sarebbe stato del nostro rapporto, un legame indissolubile che nessuna prova della vita, nemmeno la più dura avrebbe scalfito. Lo pensavo davvero, prima che tu ti eclissassi da me e dal mondo, lasciandomi il vuoto di un’assenza inaspettata, priva di parole che spiegassero il non senso del tuo comportamento.
“Come riportare alla luce l’anima pura del mio vecchio amico?”
Una domanda che mi ha spinta ad indagare per conoscere. Volevo scoprire cosa o chi ti toglieva quel sorriso spensierato che tanto mi mancava, mentre nelle nostre poche occasioni d’incontro, fingevi di essere lo stesso di sempre, provavi a rassicurarmi con mezze verità e falsa allegria, ma io non ti ho creduto.
Riportarti nella mia vita, ma soprattutto volevo riportati alla tua vita, improvvisamente sospesa nel buio di un dolore sconosciuto.
Un assillo palpabile, per me che ti voglio bene da quando eri uno scricciolo. La verità, solo questa importava, ma il tuo segreto, è stato un boccone amaro da mandare giù.
SI tratta di un nemico senza nome. Un disturbo tanto subdolo quanto raro, che minaccia la tua salute da anni. Troppi per un giovanotto pronto a spiegare le ali verso un futuro roseo che ha dovuto indietreggiare repentinamente dalla rotta per seguire la tracce di una malattia fantasma e tentare di arrestarne l’ascesa, impertinente e pericolosa.
E’ cominciato così un crocevia di viaggi della speranza, alla ricerca di un sospiro di salute, un respiro di vita nuova.
Il tempo sembra passare inerte e sebbene io e te ci siamo ritrovati, non ti ho più visto sereno come in passato. Il tuo sorriso svela un’ombra di tristezza e i tuoi passi incerti avanzano come funamboli, mentre l’alieno dentro te, debilita il corpo e talvolta lo immobilizza.
Poi, l’alieno impunito frantuma la mente, rischiando di intrappolarla nel labirinto della della depressione.
“Fratellino” Ti prego di abbandonare le tue parole schive e magari affidarle alle pagine di Ali di porpora.
Ci sarà in questo mondo “qualcuno come te” che abbia voglia di condividere lo stesso peso ed insieme alleggerirlo.
A tale scopo il nostro blog è pronto a tendervi una mano, se e quando lo verrete.
Mister D, la tua testimonianza è preziosa, eviterebbe che tu e le persone che ugualmente lottano da tempo immemore contro spettri invisibili, ossia malattie rare, si sentano meno sole ed escluse dalla collettività.