Vi sarà capitato di bruciare una padella e di sentirvi dire: “Non sai cucinare neanche un uovo”. Sicuramente è accaduto a molti. Nemmeno i piccoli Master chef sono stati immuni da pietanze scotte o insipide.
Cimentarsi ai fornelli è spesso il piccolo difetto di una casalinga impeccabile. E’ un hobby da perfezionare per stupire gli amici o può trasformarsi nella professione da consolidare di un aspirante cuoco appassionato del buon cibo.
Comunque sia, per me è la piccola, grande sfida quotidiana che si aggiunge alle tante altre prove affrontante e raccontate a voi lettori mensilmente. Oggi condividerò un pensiero creativo, che trovo sia la regola fondamentale della sopravvivenza: “imparare a cucinare”
Più facile immaginarlo che farlo, colpa dei bisbigli continui che assillano la mente,
” Non farlo!”
“Sei pazzaaa!!”
“Potresti farti male!!”
Ma poi arriva la frase più sconclusionata a dare il colpo di grazia all’autostima.
“C’è poco spazio per te o peggio la cucina non è adatta ai tuoi problemi.”
Si tratta di impedimenti sterili ed ho imparato a respirare profondo, a contare fino a dieci per impedire alla rabbia di sragionare e lasciarmi dietro i suoi strascichi velenosi, così da ricavare energia costruttiva dalla stessa rabbia che in passato mi avrebbe annientata ed oggi mi rende determinata nel riuscire.
La mia casa non è a prova di disabilità, però è spaziosa, basterebbe organizzare gli spazi in cucina. Prima studiare mentalmente come muoversi in base alle mie difficoltà motorie e poi attuare fisicamente l’idea in poche e semplici mosse.
Devo ammettere che ho timore di accendere i fornelli, provo la paura irrazionale di andare a fuoco e ancor meno mi fido dei miei movimenti spesso scoordinati.
I danni immaginari alla casa e all’incolumità familiare, certo non mi aiutano ad essere disinvolta, nè a tranquillizzare i miei che io riesca a cucinarmi un piatto di spaghetti senza effetti collaterali, ma io nascondo un asso nella manica, la tecnologia.
Bimby, un robot da cucina di ultima generazione. La migliore idea che potessi avere per imparare a gestire i miei movimenti maldestri in tutta sicurezza. Ho fatto più in fretta a comprarlo che ad usarlo, al momento è posizionato in punto della cucina inaccessibile proprio a me.
Paradossale direi, ma io non mi sono arresa e mentre sto ancora negoziando con mia madre il ripiano più adatto dove spostare il Bimby, ho preparato il mio primo caffè con la macchina elettrica in cialde e capsule…
Ops, era un segreto. Mi son trovata un pomeriggio in casa di mia cugina e lei mi ha lasciato provare con successo, mi sono divertita ed ero soddisfatta e priva di quel timore inutile.
Grazie alla mia complice discreta adesso, amici, posso offrirvi un caffè, ma non chiedetemi di usare la moca perchè rischieremmo di rimanere scottati voi ed io.
Potremmo persino dover ripulire le pareti dagli schizzi di uno scoppio fragoroso, quanto rovinoso.
Dopo questa versione tragicomica di me ai fornelli, mi auto convinco ogni giorno che la mia unica possibilità in cucina è la tecnologia, la vera salvezza di molte persone con disabilità motoria. (salvo eccezioni)
Mi è capitato di vedere alcune amiche in carrozzina in corso d’opera.
Le ho ammirate cucinare e destreggiarsi con disinvoltura spostando vassoi da una stanza all’altra e poi mettersi una teglia sulle ginocchia, chiudere il forno con la punta del piede e sgommare a tutta velocità verso la sala da pranzo. – Stupefacente –
Detto ciò, invito chi lo vorrà a raccontarmi le vostre esperienze ai fornelli, il modo migliore che ognuno ha trovato per far si che stampelle, carrozzine o qualunque altro attrezzo accompagni la vostra disabilità non sia d’ostacolo, anzi!! Un aiuto compensativo ad occuparsi di se con soddisfazione ed il piacere del buon gusto.
Chissà che nel frattempo io impari a tirar fuori dal mio Bimby gli spaghetti al sugo tanto desiderati, così come un mago fuoriesce il coniglio dal cilindro.
Vi saluto con l’augurio di postare in breve il mio buon manicaretto e condividerlo con voi, ma soprattutto mangiarlo e … buon appetito!!